A DUBAI !

Notti folli e misteriose, questa è Dubai!

Per chi non l’avesse capito, io non sono una Donna qualunque ma ho in me il fuoco e la vita di una Vera Regina.

Per anni la mia vita si è radicata tra i meandri dell’Alta Moda, laddove la bellezza e il lusso più sfrenato s’incontrano e si avviluppano in danze erotiche.

Non posso dimenticare cinque anni fa, quando dall’alto della mia esperienza di modella vissuta, me n’andavo per le strade di Dubai dove mi aspettavano i click di un famoso fotografo.

Ho sempre amato quella città: le sue spiagge con le acque cristalline, il Dubai Mall, il Burj Khalifa, le Fontane di Dubai e tutte quelle magnificenze che uniscono una modernità assoluta con il mistero delle Mille e una Notte.

Ero in totale fibrillazione in quella città dove si poteva incontrare chiunque: dallo sceicco arabo, al ricco magnate occidentale fino a tutti i personaggi che girano intorno alla moda, al cinema e al glamour. Prima della scoperta del petrolio, Dubai era una città di mercanti, a lungo famosa per la sua tradizione beduina di ospitalità ed accoglienza. E proprio questa sua caratteristica non manca neanche adesso, crocevia di tutto il mondo.

Alloggiavo all’One&Only, favoloso nel suo stile arabeggiante , con oltre un chilometro di spiaggia privata e sessantacinque acri di giardini favolosi.

La mia suite era veramente incredibile e non mancava assolutamente niente.

Tra uno shooting e l’altro vivevo quest’atmosfera inenarrabile.

Mi piaceva gustarmi un drink al GrosVenor House dove regnava il giallo oro perché in fondo a Dubai ogni cosa era veramente oro!.

Godevo nel rilassarmi in quell’atmosfera dove si fermavano spesso anche uomini d’affari che poco prima se ne stavano nella vicina Majestic Meeting Room per discutere del destino dell’economia.

Erano uomini pieni di Potere ma con un fortissimo desiderio di essere condotti e sottomessi, soprattutto nella loro più profonda intimità.

Una sera conobbi in quella location V., un dirigente di una multinazionale molto importante e conosciuta nel mondo.

Me ne stavo seduta comodamente al bar seduta su quegli sgabelli finemente costruiti dove potevo dondolare le mie gambe coperte solo da una minigonna cortissima e slanciata da sandali Dior con tacco a spillo.

Mi piaceva osservarlo mentre mi fissava, quasi mangiandomi nei suoi desideri.

Era il tipico cinquantenne che passava il poco tempo libero a disposizione tra la palestra e il parco per fare jogging. Tenersi in forma è un must per un dirigente d’azienda, non va bene lasciarsi andare ed invecchiare.

La lotta per la sopravvivenza è dura e molto spesso si ha bisogno di notti particolari.

Proprio quella notte per lui sarebbe stata indimenticabile, una notte intrisa del mistero orientale.

Si avvicinò a me con la giacca appena sbottonata mentre la sua camicia bianca aveva ancora la sofferenza delle lunghe ore del meeting aziendale.

“Posso offrirle un drink?”, mi chiese con quella frase così inutilmente ovvia.

Sorrisi ammiccando. Avevo già capito che poteva essere una preda tra le mie mani.

Sorseggiavo con eleganti movenze il Martini mentre lui mi parlava pomposamente del suo lavoro e di quanto fosse pieno di soldi.

Qua e la accennava anche alla sua famigliola che era rimasta a Milano.

Sorrideva quasi senza proferire parola.

Mi piaceva umettare le labbra e dondolare con la punta del piede la scarpa.

Sono sempre stata convinta della potenza erotica del dangling.

Infatti cedette, rimanendo inebetito di fronte al mio piedino.

La bocca era aperta ed il respiro si era fatto più affannoso.

Mi buttai a capofitto sulla preda come un’aquila reale, pronta a farne un boccone.

Gli diedi un numero. Era quello della mia suite all’One&Only.

Non poteva sbagliare. Lo avrei aspettato sdraiata sul letto con una vestaglia in pizzo nero… sotto rigorosamente nulla!

“Seguimi!”, gli dissi mentre aprivo la porta della stanza e mi avvicinavo al letto.

Mi sdraiai mentre lui cominciava a togliersi la cravatta e capo dopo capo a denudarsi completamente.

Lo lasciai sdraiare a fianco a me ed incominciai a leccargli le guance come una tigre fa con la sua prede prima di azzannarla.

Era immobile e si lasciava lentamente avvinghiare dalla mia famelica dominazione.

Gli saltai sopra, seduta su di lui sdraiato a pancia in su.

Era la posizione dell’Amazzone che tanto si addiceva a me.

Non gli fece entrare nella mai vagina il suo membro perché doveva imparare ad aspettare.

Anzi il suo sacrificio sarebbe stato completo solo rinunciando alla sua mascolinità.

Presi una benda dal vicino comodino e gli coprì gli occhi.

Non doveva vedere mentre io stimolavo il suo membro con le mie cosce ma non lo facevo venire.

Lo sentivo gemere sempre più intensamente ma ancora non sapeva che sarebbe stata una notta molto intensa e travagliata.

Lo feci voltare a pancia in giù e con un paio di manette gli bloccai i polsi.

“Ma cosa fai?”, mi chiese quasi preoccupato.

“Voglio possederti!”, gli risposi con una voce calda e sensuale.

“Lasciami… aiuto”, disse in comprensibile panico.

Con un dito avvolto da un guanto malandrino incominciai ad aprirgli il buchetto del sederino.

“Devo dilatarlo prima…”, gli dicevo con un tono sadico.

“Ti prego…”, mi rispondeva lui in un completo stato di soggezione.

“Ci vuole un po’ di vaselina”, dissi sorridendo maliziosa.

L’andai a prendere e feci tutto molto lentamente.

Doveva avere paura in quei momenti.

Tanto più un uomo di potere si sente impotente, tanto più diventa schiavo ed eccitato nello stesso momento.

Lo vedevo in una condizione mista di paura e di desiderio.

Incominciai a penetrarlo con il dito immerso nella vaselina.

Il suo sedere si faceva più morbido come la sua condizione mentale che diventava sempre più mansueta e pronta al sacrificio.

Decisi allora di dargli il colpo finale e come una Tigre che azzanna la sua preda, lo penetrai con un dildo attaccato alle anche.

Mi muovevo come un maschio ed anche meglio.

Lo stavo umiliando e deflorando.

Lui uomo di soldi e potere, era ormai ridotta ad un eunuco sodomizzato e ridicolizzato.

Non lo feci venire perché solo Io potevo godere.

“Ora te n’andrai, lurida puttanella!”, gli dissi mentre gli toglievo le manette.

Lui gemeva come un disperato.

“Non ti toccare troia!”, gli gridai con un tono pieno di disprezzo.

“Sì Padrona!”, mi disse in ginocchio quasi ad implorarmi.

Gli gettai adosso i vestiti e con un calcio lo allontanai da me.

Se ne usciva ancora mezzo svestito, umiliato e deriso da me.

Era un uomo di potere… ora il potere ce lo avevo solo IO!

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