ERA UN MASCHIO

 

Vi voglio raccontare cosa mi è successo proprio una settimana fa.

Si tratta di un fatto che mi ha convinto per l’ennesima volta di un assioma: i maschi sono definitivamente in crisi! Sono come dei novelli Diogene di Sinope e vagano folli con la stessa folle ricerca.. cercano l’uomo, l’uomo che non sono più e l’uomo che nei loro più intricati pensieri sognano di essere.

Non lo ammettono ma c’invidiano. Vogliono essere come noi Donne, il loro esempio da seguire, la loro Guida.

Il mio nuovo sottomesso, K., s’inchinava sempre davanti a me. Gli piaceva tanto essere genuflesso ed implorarmi per ogni cosa.

A furia di dare il sedere indietro decisi che forse era meglio penetrarglielo, rendendolo cosciente della sua completa sottomissione.

Tutto iniziò una sera di alcune settimane fa durante una cena.

“Non posso resistere senza di Lei Signora”, mi disse mentre stava infilzando con la sua forchetta una buonissima fetta di salmone.

Sono abituata a queste parole di completa devozione ma rimango sulle mie finché non vedo i fatti di chi si annichilisce per me.

Lo guardava sorridente con la consueta aria di superiorità che ben mi si addice.

Lui continuava a prostrarsi, implorandomi di poter essere il mio devoto servo.

“Devo chiarirti una cosa, solo pochi possono essere dei miei sottoposti”.

“Cosa devo fare Signora?”, mi chiese quasi piangendo.

“E’ la selezione naturale… chi ce la fa, diventa schiavo, gli altri via!”.

“Mi dica per favore, la prego…”.

“Cosa mi vuoi dare?”, gli chiesi curiosa.

Mi aspettavo una risposta come tante: soldi, diamanti, viaggi…

Devo ammettere che mi sorprese.

“La mia mascolinità!”, rispose diretto senza troppi fronzoli.

“Perché ce ne hai una?”, replicai io sorridendo maliziosa.

“Quello che ne rimane Signora…”.

Ebbene sì, lui come molti maschi stava smarrendo la sua virilità e ricercava una nuova identità.

Io potevo aiutarlo in questo passaggio.

C’incontrammo esattamente una settimana fa, di sera a casa mia.

Si presentò come di consueto con il suo completo grigio da uomo d’affari e la sua valigetta ventiquattrore che appena si chiudeva da tanti documenti portava.

Era il prototipo dell’uomo d’affari, tanto preso dal lavoro che si era dimenticato anche del suo essere sessuato.

Come tanti maschi che si tuffano nella professione, poi hanno bisogno di essere sottomessi nel privato e soprattutto si sono un po’ persi nella loro identità di genere.

Sarà certamente il politically correct ma non hanno più le idee chiare di cosa le differenzia da una Donna.

“Mi vuoi cedere la tua mascolinità?”, gli chiesi maliziosa appena entrato.

“Sì Signora!”, mi rispose mettendosi subito sugli attenti.

Mi piaceva vederlo così dimesso di fronte a me e volli ispezionarlo per qualche minuto.

Lo fissavo lui così ritto sulle sue gambe e con gli occhi abbassati. Io me ne stavo comoda sdraiata sul divano e con le gambe accavallate.
Tutti impazziscono quando le vedono e mi piace vederli irretire dalla perfezione del mio corpo.

Mi avvicinai lentamente e gli sussurrai nell’orecchio il primo comando.

“Spogliati… ti voglio nudo”.

Lo fece e mi sentivo veramente in una posizione di potere e comando rispetto a lui.

Mi piaceva girargli attorno e vederlo tutto nudo. Godevo anche nel vedermi più di lui. Io sono già quasi un metro e ottanta… poi con i tacchi!.

Incominciai a palpeggiargli il sedere.

All’inizia s’irrigidì.

“Sei timido tesoro?”, gli chiesi con una voce piena di ironia ma allo stesso tempo calda e sensuale.

“Un po’ Signora”, mi rispose che stava già quasi gemendo.

Continuavo a palpeggiare quel culo sodo e ancora giovane.

Sentivo che si stava smollando e che lui istante dopo istante si lasciava andare, passivo e sottomesso.

Le sue chiappe erano sempre più soffici e docili, ormai pronte ad essere possedute.

Mi assentai un attimo per prendere un paio di guanti in lattice e il mio dildo.

Arrivata non indossavo ancora il fallo di gomma, ma con il dito nella mano inguainata incominciai ad allargare il suo buchetto.

“E’ la prima volta?”, gli chiesi curiosa.

“Sì Signora…”, mi rispose lui quasi terrorizzato.

“Calmati… è solo l’inizio”.

Ed in effetti lo era perché ad un dito aggiunsi il secondo e la penetrazione si fece sempre più forte mentre lui ormai era appoggiato al muro quasi a pecorina.

Furono lunghi gli istanti che passarono mentre io mi preparavo.

Stavo indossando il dildo ben stretto sulle mie anche e grosso e prominente.

Mi avvicinai a lui e ordinai di allargare le gambe.

“Allarghi le gambe e apri il sederino amore… ora vedrai che bella femminuccia sei!”.

Partì il primo colpo. Il culetto fu deflorato come la vagina di una ragazzina vergine.

Lui gemette subito mischiando dolore e piacere.

La sua voce si fece acuta e femminea mentre io partivo con la secondo penetrazione.

“Femminuccia rilassati se no ti fai male!”, gli dissi sarcastica mentre lui in effetti cominciava ad assaporare il piacere della sodomia.

Penetrazione dopo penetrazione, possedeva sempre di più il suo ano ed anche lui che da maschio si trasformava sempre più in una debole femminuccia che perdeva definitivamente la sua verginità.

Ormai si era messo a quattro zampe come una cagna in calore e io lo cavalcavo e sovrastavo.

Sentivo che gli piaceva e soprattutto cercava anche di toccarsi il suo pene, un tempo segno di virilità ora solo mero strumento nelle sue mani.
”Non te lo toccare!”, gli urlai selvaggio e potente mentre la penetrazione si faceva più dura.

Il dildo ormai raggiungeva l’estremo del suo ano e la sua voce era uno squittire.

Lo avevo posseduto, non era più un maschio.

“Me l’hai donata!”, gli dissi mentre io me ne stavo in piedi e lui in ginocchio.

“Sì Signora”, mi rispose sottomesso e soggiogato.

“Ora prendilo in bocca!”.

Lo prese tra le sue fauci e lo succhiò con il piacere di una femmina vogliosa….

Penso che lo rivedrò quando deciderò io.

Ora lui mi sogna perché l’ho posseduto ma dovrà implorarmi mille volte per poter essere mio, un oggetto, uno schiavo, una proprietà.

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