KILLING ME SOFTLY

Caldo e sangue, che strano connubio. Almeno in apparenza perché in realtà i legami profondi che possono unire due sconosciuti sono veramente incredibili.

Mi sono sempre piaciuti i primi giorni caldi dell’anno   in un bellissimo resort sul Lago di Garda.

E’ una di quei posti dove trovi tutto il necessario per rilassarsi: saune, idromassaggi, hammam, piscina chiuse ed all’aperto.

E’ un luogo dove iniziare ad abbronzare la pelle fino a quel momento coperta e difesa dalla nebbia milanese.

E’ un luogo dove si possono anche conoscere persone molto particolari con dei desideri che vanno oltre le normali sensazioni di passioni.

S’incontrano e si entra in connessioni con il lato più oscuro di noi, dove il bene ed il male si confondono e dove vita e morte sono concetti che si diluiscono in un fulgido naufragare.

Mi piaceva passare le giornate tra il parco del resort che dava sul lago a prendere i primi soli e le piscine dove il mio corpo si faceva coccolare dall’acqua.

Mentre me ne stavo in una saletta d’attesa per un massaggio, notai che uno strano personaggio mi stava osservando.

Era il classico cinquantenne che lottava contro il tempo per fermare la naturale entropia.

Apparentemente calmo e rilassato, non riusciva a controllare il giochicchiare dell’anulare e del medio della sua mano sinistra.

Sorrisi e mi umettai le labbra mentre lui quasi irretito non riusciva ad abbassare gli occhi.

Lo avevo colpito come la freccia di Cupido.

Lo ritrovai il giorno dopo nello stesso posto e nella stessa condizione. Continuava ad osservarmi e io lo stuzzicavo quasi impercettibilmente tanto che lui probabilmente non se n’accorgeva neanche.

Mi è sempre piaciuto fare così con le prede, giocare con il loro inconscio e renderle sempre più succubi.

Come il solito cedette anche lui. Si avvicinò verso il patibolo per la sua volontà e inconsapevole di quanto lo avrebbe aspettato incominciò a rivolgermi la parola.

“Buongiorno Signorina”, mi disse con un sorriso che copriva come un velo la tensione.

“Signora”, gli risposi calma e sorridente.

“E’ sposata?”, mi chiese quasi trepidante.

“No… ma sono una Signora”, gli replicai con una voce calda e sensuale che ormai gli ronzava nelle orecchie.

Accavallavo le gambe e giocavo con gli occhi mentre lui ormai era a bocca aperta.

Mi fissava imbambolato e io mi toccavo le labbra con la lingua come fa una tigre affamata.

Sapevo ormai che nel tra breve mi sarei cibata della sua mente e della sua volontà.

Non sarebbe più stato come prima per quell’uomo, ora la sua noiosa routine quotidiana sarebbe stata travolta da una passione torbida.

Andai a farmi massaggiare mentre lo guardavo seduto con la coda dell’occhio. Mi seguiva ormai soggiogato.
Mi è sempre piaciuto sentire le mani forti e muscolosi dei massaggiatori sul mio corpo.

Mi fanno eccitare come d’altra parte io faccio eccitare.

Si vede che ci mettono impegno con me, dedizione e trasporto.

Quel massaggio mi riempì di energia e mi preparò all’assalto finale.

Appena uscita feci cadere per terra un foglietto. Il solito piccolo trucco per indurre un maschietto adorante a venirmi dietro.
C’era scritto il mio numero di telefono e lui ovviamente quella sera stessa mi chiamò.

Non riusciva più a resistermi e da lì iniziò il suo naufragare nella mia isola di perversioni.

Mi raggiunse subito nella mia suite. Era vestito come l’uomo di classe che era e si presentò con una bottiglia di champagne.

“Vuoi festeggiare”, gli sussurrai nell’orecchio mentre la mia vestaglia trasparente mostrava il mio fisico tonico e sinuoso.

“Si…”, mi rispose quasi balbettando.

Appoggiai una mano sul suo petto per sentire il battito del suo cuore che si stava facendo sempre più veloce.

Sorrisi compiaciuta nel vederlo trasportato e travolto dalla torbida passione.

Ci sedemmo sul divano mentre lui mi versavo la champagne nel calice.

“Sai che le regole del gioco le fisso io?”, gli chiesi con una smorfia sadica e sarcastica.

“Sono nelle tue mani”, mi rispose con un filo di voce.

E lo era totalmente.

Nel giro di qualche attimo si ritrovò nudo legato ed imbavagliato sul letto.

Mi porto sempre il mio kit di bondage. Non è così difficile convincere i miei adoratori a trasformarsi in salami inerti!

Collare, manette e cavigliere erano collegate tra loro mediante cinghie che gli rendevano impossibile qualsiasi movimento.

Poi non doveva parlare ma per quello usavo qualcosa di più tradizionale: un bavaglio e le mie mutandine!

Come le amavano sempre le mie mutandine usate ancora impregnate dei miei odori e dei miei umori!

Tutti le adoravano e lui particolarmente.

Il mio corpo si strusciava nudo su di lui mentre le mie mani stuzzicavano il suo membro.

Volevo eccitarlo ma mai sarebbe venuto. Doveva accettare le più estreme conseguenze per vivere una notte di perversione insieme a me.

“Ti eccito?”, gli chiese con malcelata ironia mentre il suo membro si faceva sempre più grosso e duro.

Annuiva quasi disperatamente.

“Dovrai darmi tutto per avere pochissimo…”, gli sussurrai nell’orecchio quando i miei denti lo stavano quasi azzannando.

Gemeva travolto da un eccitazione esasperata.

Gli torturavo il petto con le mie unghie mentre lo guardavo immobile e impotente.

Ora era completamente nelle mie mani. Avrebbe accettato qualsiasi cosa ed io mi alzai veloce a impugnare il mio coltello da caccia.

Mi sedetti di nuovo su di lui che mi guardava preoccupato ed ansioso.

“Voglio il tuo sangue”, gli sussurrai nell’orecchio con le mie guance che toccavano le sue ed una mano che gli masturbava il membro.

Il suo cuore batteva all’impazzata.

Gemeva, piangeva, godeva ma ormai avrei potuto fare qualsiasi cosa.

Non era più in grado di porre resistenza.

Con una mano continuavo a stuzzicare il suo pene mentre con l’altra tenevo in mano il coltello che delicatamente apriva il braccio ed il sangue usciva.

Ero come una vampira che si abbeverava dell’energia vitale del soggiogato.

Le mie labbra grondavano del suo sangue mentre la mia mente ormai controllava la sua.

Lui iniziò a perdere i sensi mentre il sangue scorreva come un fiume ininterrottamente. Era al sicuro perché si trovava nelle mani di una Donna di cui si poteva fidare, che era diventata la sua unica Padrona.

Era indifeso, fragile, piccolo ma non gli restava che affidarsi a me che lo stavo plasmando secondo i miei desideri.

Su quel braccio rimase la cicatrice di una Dominatrice Fatale che lo avevo fatto suo. Era il segno indelebile della mia dominazione.

Il giorno dopo ricevetti un sms da quell’uomo.

“Ricorda, sono di tua proprietà, piegato a tuoi voleri, plasmato e vittima della tua seduzione fatale. Sarai per sempre nella mia mente… la mia unica Padrona!”.

Non riuscì più a liberarsi di me. E’ diventato uno dei miei migliori sudditi, sempre pronto a donare la sua mente e il suo sangue alla Padrona.

Da allora si è perso nei labirinti della mia torbida e perversa passione.