TELEFONATE BOLLENTI

 

“Sì tesoro… non te lo puoi toccare fino a mio nuovo ordine”, dicevo al cellulare a M. proprio l’altro giorno.

A lui piace la mia voce calda e sensuale. Pare che abbia un tono e un suono particolari.

Entra nelle orecchie e poi si diffonde per tutto il corpo ed è come se la spina dorsale vibrasse come le mie corde vocali.

“Padrona la prego…”, mi rispose lui gemendo.

Si eccitava anche con solo una parola ma era veramente ubbidiente e non si toccava mai.

Doveva eseguire solo i miei ordini.

“Ora apri la cerniera dei calzoni e lo tiri fuori”, gli ordinavo con un tono basso e calmo.

Ogni parola era rinchiusa tra le pause mentre io mi umettavo le labbra.

“L’ho fatto Padrona”.

“Lentamente… devi fare tutto lentamente”, la mia voce si era fatta particolarmente sensuale.
”La prego… è già in tiro”, la sua era quasi soffocata.

“Ora lo prendi in mano e cominci a masturbarti. Lentamente”.

Obbediva e sentivo il suo gemere. Era quasi come si contorcesse dal piacere.

Quando i suoi singulti si facevano più veloci, lo fermai.

“Ora fermati e lascia che si ammolli”.
”Sì, Padrona. Sto soffrendo”.

“Devi soffrire per la Donna cui appartieni”.
”Sì Padrona”.

“Tu sei un oggetto di mia proprietà. Lo sai?”.
”Sì Padrona”, mi rispondeva con una voce che si era fatta acuta quasi femminile.

Mi è sempre piaciuto tenere in mano la mascolinità degli schiavetti. Ero io a controllargliela e loro potevano solo ubbidire.

“Ora…”, mi fermai un attimo mentre lui stava di nuovo ansimando.

“lo riprendi in mano… ma non masturbarti”.

“Obbedisco Padrona”, mi rispose ancora con un tono sempre più sommesso.

“Bravo, così ti voglio”, gli dissi io con una voce più dolce e materna.

“Grazie Padrona”, mi rispose con una voce rassegnata.

Ed, in effetti, lo era perché sapeva che mai gli avrei concesso di venire.

“Ora inizia a masturbati”, gli ordinai sicura.

“Subito Padrona”.

“Più veloce!. Sempre più veloce!”, gli dissi con un tono scattante e sensuale nello stesso tempo.
”Sì Padrona…sto per venire!”, mi disse ansimando e gemendo.
”Stop!”, esclamai dura.

“Sì Padrona”, mi rispose con un filo di voce.

“Sei per caso venuto?”, gli chiesi indispettita.

“No Padrona. Solo un po’ di acquetta…”, mi rispose con un tono particolarmente frustrato.

“Bene puliscilo con il dito e leccala”.

“Subito..”.

“Ti è piaciuto tesoro ciucciare il dito?”, gli chiesi ironica.

“Sì Padrona”.

“Bravo frocetto mio… ora mettiti la cintura di castità che ti avevo fatto comprare”.

“Sì Padrona”.

Sentì il click della chiavetta che la chiudeva. In quel momento ero veramente contenta. E’ bello quando un servetto ti è così devoto da rinunciare al piacere per te.

“Come ti senti servo?”, gli chiesi materna.

“Frustrato”, mi rispose lui.

“Felice?”.

“Sì perché le ho obbedito Padrona!”.

“Bravo… la prossima volta mi consegnerai la chiavetta… così non avrai più il rischio di fare il cattivo bambino e toccarti!”.