UNA STORIA CUCKOLD

Dopo R. è come comparso uno strano desiderio di cercare uomini che siano tanto felici nell’essere umiliati, derisi e traditi con completa consapevolezza.

N’esistono molti di più di quanto si possa credere.

Ne incontrai uno che era veramente adatto per questo ruolo. Sto parlando di L., un ragazzo che ai tempi aveva 30 anni, esattamente la mia età.

Le caratteristiche fisiche mi avevano subito fatto comprendere della sua indole più profonda: non particolarmente alto, imbolsito, con le spalle strette e soprattutto poco dotato.

Direi che ce l’aveva proprio piccolo!.

Viveva in perenne stato di soggezione verso di me a causa della sua mancanza. Il nostro sesso era veramente squallido: pochi minuti e via!.

Non sentivo niente e non raggiungevo nessun orgasmo con lui.

I maschi vanno educati e plasmati secondo le nostre esigenze ed i nostri bisogni. Sono degli esseri semplici e basta a volte un piccolo cenno o qualche parola per renderli mansueti come dei cagnolini.

Decisi di plasmarlo secondo i miei bisogni ma ovviamente non si può spremere succo da un limone seccato.

“Tesoro, mi piacerebbe se ti scendesse quella pancetta!”, gli dissi con un tono sensuale ma alquanto direttivo.

“Lo so cara, tu sei così bella mentre io…”, mi rispose lui piuttosto rassegnato.

“Puoi migliorarti”.

“Come?”, mi chiese sconsolato.

“C’iscriviamo in una palestra”.

Non sapeva opporsi alle mie richieste ed accettò, pagando, ovviamente, tutto lui.

Mi piaceva vederlo sudare sotto la guida del personal trainer.

Avevo anche una particolare goduria nel confrontarlo con quel ragazzo tutto muscoli e soprattutto di una diversa dotazione che s’intravedeva dai calzoncini attillati.

“Su, più veloce!”, gli gridava F., il trainer, per fargli diminuire i suoi chili di troppo.

Ansimava, si arrossiva e sudava come una bestiolina stanca e ingrassata da una vita senza fatica.

“Tesoro impegnati, guarda che muscoli ha questo ragazzo!”, gli dicevo mentre sfioravo con le mie unghie i pettorali di quel giovanotto. F. sorrideva contento mentre L. se ne stava corrucciato a faticare.

Poi un giorno lo vidi uscire dagli spogliatoi maschile con il volto piuttosto sconvolto.

“Che ti è successo amore mio?”, gli chiesi accarezzandogli il viso.

“Ho visto una cosa che mi ha sconvolto”.

Non mi disse niente quel giorno e ci volle una settimana ed un momento d’intimità per spiegarmi il suo timore.

“Ho visto il cazzo di F. mentre eravamo sotto la doccia”, mi disse dopo che avevamo fatto quella specie di sesso che tanto gli dava piacere.

“Quindi?”, gli chiesi sbigottita.

“E’ enorme rispetto il mio!”.

Risi beata e lui si corrucciò quasi offeso.

“Capisci adesso?”, gli chiesi con uno sguardo un po’ strafottente.

“Non proprio”, mi rispose confuso.

“Vedi se vai in palestra ti può scendere la pancia ma quel cosino lì non si allunga…”.

“Quindi?”.

“Tu non mi soddisfi a letto perciò dobbiamo trovare una soluzione”.

Mi guardò atterrito e preoccupato per la piega che il nostro rapporto stava prendendo.
”Mi vuoi lasciare?”, mi chiese veramente preoccupato.

“Non ancora ma dobbiamo trovare qualcuno che faccia il tuo lavoro”, gli disse con una voce sensuale e calda.

“Cioè?”, replicò sempre più confuso.

“Semplicemente voglio che vai da F. e gli chiedi se vuole fare l’amore con me”.

“Se non lo faccio?”, mi chiese lui.

“Ovvio ti lascio”.

Era veramente con le sue piccole e strette spalle al muro. Se non avesse accettato, avrebbe avuto l’umiliazione e il dolore di perdermi.

Ci pensò alcuni giorno, poi un sabato vidi lui con gli occhi bassi e F. raggiante avvicinarsi a me.

“Ci sta”, mi disse con un filo di voce.

“Come non potrei!”, replicò F.

“Va bene, però voglio che il mio ragazzo guardi così può imparare da un vero maschio”, dissi rivolgendomi al personal trainer.

L’incontro avvenne nella casa dello stallone. Io arrivai in anticipo per essere già pronta appena il mio ragazzo sarebbe entrato. C’incontrammo il giorno di San Valentino e quello era il regalo per il mio fidanzato.

Ce ne stavamo sdraiati sul divano, io già in lingerie e con le mie consuete decolleté nere con tacco a spillo, baciandoci con ardente passione, quando suono il citofono.

Era L. che finalmente arrivato, entrò imbarazzato nel vedermi in quella situazione.

“Bene caro, ora magari ci preparerai un drink per renderti utile”, gli dissi mentre F. incominciava a sorridere sornione.

“Puoi trovare tutto il necessario in quella credenza”, gli disse il nerboruto trainer mentre lui ci fissava imbambolato.

Stavo strusciando a dosso F. e sbottonandogli i calzoni quando si avvicinava L. con due bicchieri colmi di rhum.

Gli feci cenno di posarli sul tavolino li a fianco.

“Su inginocchiati”, gli dissi con uno sguardo sicuramente persuasivo.

S’inginocchiò ancora completamente svestito mentre io ormai avevo tra le mani quell’enorme pene.

“Nudo”, gli ordinai.

Mentre si stava svestendo stava già leccando l’asta lungo e dritta.

Era un piacere avere tra le mani quel membro che sicuramente non aveva confronti con quello di L.

“Su avvicinati”, ordinai al mio ragazzo.

Si avvicinò e nello stesso tempo il mio amante si alzò.

Ero in mezzo tra due falli maschili: uno dritto e lungo, l’altro piccino e moscio.
”Incredibile quanto sia creativi madre natura!”, sorrisi maliziosa.

La comparazione non dava nessuna chance al mio ragazzo che aveva abbassato gli occhi vergognandosi di tale umiliazione.

Il mio amante rideva smargiasso anche perché lui di fondo aveva una natura dominante come me.

Ci spostammo nella stanza da letto già pronta per la nostra esibizione.

Feci mettere in ginocchio L. sul bordo del letto matrimoniale. Volevo che vedesse ogni cosa e ci fosse devoto.

Ripresi a leccare il membro mentre il mio ragazzo non molto lontano ci guardava con la bocca aperto.

Mi venne una strana idea in testa e senza indugi decisi di attuarla.

“Bacialo!”, ordinai a L.

Mi guardò quasi schifato ma poi con una mano gli forzai il viso proprio ad un passo di quel favoloso pene.

Lo baciò in segno di completa sottomissione a questa coppia dominante.

“Ti piace frocetto?”, gli chiesi sarcastica mentre il mio amante rideva felice.

“Non lo so…”, mi rispose lui confuso.

“Bene voglio che lo prepari alla mia passerina”, replicai sadica. Lui sbiancò quando appoggiai il suo viso sul membro già duro.

“Su apri la bocca coglione!”, gli ordinai mentre lui resisteva.

“Aprila!”, urlai con tutta la mia voce.

Si sottomise e incominciò a ciucciare il pene del mio amante.

All’inizio aveva dei conati di vomito ma io gli muovevo la testa dolcemente per insegnargli il giusto movimento.

Quando era abbastanza duro lo spostai e presi in bocca quel membro che stava per scoppiare nella sua completa virilità.

Ce lo avevo fino alla gola e lo sperma mi colava dalle labbra.

“Baciami!”, ordinai al mio ragazzo che ormai imbambolato ed inerti mi baciò, assaporando insieme con me la calda crema di F.

“Questo è il nettare di un vero maschio. Ed è il mio regalo per San Valentino, mio docile servetto”, gli sussurrai nell’orecchio.

L’amante era di nuovo pronto per me ed il suo membro mi stava penetrando la vagina.

Lo sentivo di nuovo grosso e duro mentre le pareti del mio sesso si stavano dilatando e umidificando.

Mi piaceva sentire un vero pene dentro di me. Lui sapeva come farmi godere, riuscendo anche a trattenersi per farmi raggiungere il più forte orgasmo.

Mentre io gemevo e F. grugniva come una bestia, il mio ragazzo ci guardava e si toccava.

Anche lui aveva piacere da quest’insolita situazione.

Quando ormai lo sperma dell’uomo mi colava dalla vagina, chiamai a rapporto L.

“Leccala!”.

Si mise in silenzio a pulirmela in ogni anfratto. Ormai aveva capito qual era il suo ruolo.

Da quel giorno divenne cucciolo, il nostro servetto umiliato anche in pubblico.

Anche in palestra tutti sapevano di questa situazione che il mio ragazzo accettava supinamente.

Era così docile quando ci portava la colazione al bar della palestra.

“Su cucciolo, vai a prenderci caffè e cornetto!”, gli disse una mattina F. sempre più dominante verso di lui.

Lui si alzò e ci portò quanto richiesto.

Tutti lo guardavano allibiti e curiosi.

“Ti piace essere il nostro cuckold?”, gli disse ancora il mio amante.
”Cioè?”, chiese lui bofonchiando.

“Sei il cornutello che dona la sua ragazza ad un uomo vero.. tesoro mio”, gli replicai facendo in modo che tutti ci sentissero.

Arrossì, annuì e se ne stette in silenzio.

In fondo gli piaceva tanto sentirsi in quella situazione mentre serviva un maschio Alpha e la sua fidanzata Padrona.

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